Il Potere dell’Ignoranza al Potere. L’articolo del Dott. Baranello sul rischio d’ingerenza delle Istituzioni nelle autonomie scientifiche e professionali


il Potere dell'IgnoranzaScienza, Politica e Società. Parliamo oggi di un articolo scritto nel 2017 del Dott. Marco Baranello, lo psicologo fondatore della teoria emotocognitiva, dal titolo “il potere dell’ignoranza al potere“. Un testo che consigliamo di leggere con molta attenzione in ogni sua parte perché di estrema attualità. Baranello ci invita a riflettere anziché sui contenuti, che potrebbero variare da caso a caso, sui processi invariabili che sono alla base dei tentativi da parte di alcune lobbies con potere decisionale di impedire la diffusione di certe informazioni o innovazioni in ogni campo dello scibile umano. L’autore porta esempi storici noti a tutti per far emergere una logica sempre uguale che ci può aiutare a comprendere quando siamo di fronte a un abuso di potere, spesso celato da “tutela”. Ripulendo i contenuti emerge un processo che Baranello chiama la “formula dell’inquisizione“. L’autore afferma che “gli altri tempi non esistono” e che oggi si mettono in atto gli stessi processi già applicati per Galileo o Giordano Bruno. Cambia la cornice, il contenuto, non il processo logico. L’articolo non parla nello specifico di chi o di cosa, ma ci aiuta a ottenere una visione chiara del “modo”, del “come”, è una sorta di esercizio auto-educativo.

L’autore inizia differenziando lo “scienziato di fatto” dallo “scienziato di ruolo“. Il primo è chi mette in dubbio ogni cosa, chi si impegna nella ricerca per amore della conoscenza e della verità, una scienza libera e svincolata da giochi di potere.
Lo scienziato di ruolo è invece lo scienziato per sola “professione”, quello che in sostanza viene pagato per fare ricerca e spesso condizionato da una volontà superiore, il finanziatore! Ovviamente scienziato di fatto e scienziato di ruolo possono anche coincidere, purtroppo non è sempre così. A volte uno scienziato di ruolo è soltanto un ricercatore di facciata, spesso inconsapevole che sta cercando sotto una luce diversa da quella che illumina la verità. Stiamo soltanto affermando che potrebbe accadere che qualcuno in posizione dominante possa essere condizionato a condizionare, come una reazione a catena, tutto un gruppo e interferendo da tale posizione con chi afferma cose diverse da quelle “volute” da una qualche lobby interessata.

L’autore riporta il caso dell’amianto e parla dello stretto rapporto tra accademie, industrie e governi. La scienza fornisce dati che servono da appoggio ai governi e permettere produzione, commercializzazione e applicazione di strumenti, tecniche, materiale, tecnologie.

Come è anche il caso dei vaccini, molti dei quali resi obbligatori dagli Stati sotto la garanzia di tutela offerta dalla ricerca scientifica spesso associata a grandi industrie nel settore farmaceutico. Lo Stato fa riferimento a quella che si definisce “Comunità Scientifica” ma Baranello ci aiuta a capire che tale “comunità” è un ente del tutto astratto.

Quando si parla di comunità scientifica occorre ricordare che tutti coloro che si occupano di scienza sono già membri i fatto di tale comunità e che non esiste un ente super-partes chiamato “comunità scientifica”. Possiamo notare l’uso strumentale del concetto quando alcuni scienziati fuori dal coro, membri anche loro della comunità scientifica, vengono attacchi pubblicamente e, dopo un po’, emerge sempre qualcosa a loro sfavore, spesso di natura personale oppure subiscono una qualche sanzione, dalla censura, a qualche capo di imputazione, fino a radiazione da ordini e così via.

Di fronte a un’accusa importante lo scienziato è costretto a difendersi, ricorrendo in tribunale. I mass-media danno luce e voce all’attacco dello scienziato fuori dal coro. “Scienziato accusato di…” ecc. ecc. Gli ordini, qualora lo scienziato fosse legato a un qualche ordine professionale, lo potrebbero sanzionare con censura, sospensione, radiazione e tutto questo porterebbe, al momento, una luce negativa sullo scienziato.
Un dubbio agli occhi dell’opinione pubblica. I processi sono lunghi, anche anni, e pochi si fiderebbero di quella “voce fuori dal coro”, attaccata, magari radiata o addirittura diffamata con questioni personali non ben chiare. Di fatto, momentaneamente, il “pericoloso scienziato” verrebbe eliminato. Se dopo dieci o venti anni lo scienziato vincesse o fosse in qualche misura riabilitato, già nessuno ricorderebbe più il precedente e rimarrebbe una vita distrutta e un dubbio difficile da rimarginare, nel frattempo alcune nozioni saranno già assorbite dal sistema e pochi ricorderebbero l’origine di tutto. Ecco cos’è la “morte civile”. Oggi non si uccide fisicamente è molto più facile “uccidere civilmente” depauperando l’onesto “contestatore” di stima, beni economici, lavoro, famiglia, relazioni, amicizie. Insomma isolandolo e ricoprendolo di fango fino a farlo sparire dall’onore delle cronache.

Qualcosa in parte è avvenuto ai “giorni nostri” per il caso “Di Bella”. Il Prof. Di Bella, medico e ricercatore, membro di fatto della comunità scientifica è stato accusato e la sua cura, la “cura Di Bella per il cancro” praticamente censurata. Il prezzo alle stelle della somatostatina fino a essere quasi introvabile in Italia. Un attacco istituzionale, accademico, scientifico, mediatico. Poi, dopo oltre 20 anni, post-morte, la sua cura in parte riabilitata. La “morte civile” è avvenuta molto prima della “morte fisica” per il Prof. Luigi Di Bella.

Nell’articolo originale del Dott. Marco Baranello vengono poi introdotti i concetti di “ignoranza primaria” e “ignoranza secondaria“. La prima riguarda la mera non conoscenza, il non sapere. Un’ignoranza derivata dalla non acquisizione di un’informazione. La seconda, che l’autore indica come patologica, è invece l’ignoranza di chi sceglie di non conoscere, di non accedere volontariamente all’informazione o di negare l’esistenza dell’informazione stessa.

Infine si parla dell’alto rischio di ingerenza degli ordini professionali nelle autonomie scientifiche e professionali. L’autore sostiene che i vari ordini legati a discipline scientifiche, essendo composti da pochissime persone interne a una categoria e quindi orientate sia politicamente che dal punto di vista teorico, potrebbero impedire di fatto che alcune innovazioni possano circolare liberamente. In pratica gli ordini, pur non avendo il potere della giustizia ordinaria, si inseriscono all’interno di un sistema fungendo da filtro. L’iscrizione all’ordine è infatti un obbligo per esercitare e qualora decidessero di eliminare una persona dal sistema potrebbero farlo per poi rimandare alla giustizia ordinaria l’eventuale ricorso.

Baranello fa notare come ad alcuni livelli, però, le istituzioni siano collegate tra loro da rapporti di mutua regolazione,  non necessariamente dichiarati. Quindi è come se ci fosse una pseudo-autonomia dei vari enti. Di fatto, non è certo un segreto, gli appartenenti a “enti” e “organizzazioni” di un certo rilievo sono persone che fanno gli uni riferimento agli altri. Ordini > Accademie > Politica > Magistratura, ecc. Ogni ente è fatto di persone e le persone si conoscono, stringono amicizie, hanno legami di parentela e, agli stessi “livelli” si frequentano gli “stessi ambienti”, questo un dato non indifferente, da tenere sempre in considerazione.

L’autore ci mostra quindi un aspetto logico, offrendo un modello di analisi delle diverse situazioni attraverso una “formula” di studio dei processi messi in atto dal sistema, senza toccare contenuti specifici, se non riportando esempi già noti. Per l’autore viviamo in un una specie di “illusione di libertà” dove il rischio che chi riveste un ruolo di potere decisionale, di autorità e di garanzia in realtà possa spacciare “il falso per vero” e censurare “il vero” dichiarandolo falso.
E’ il caso della lotta alla fake news e alla propaganda cosiddetta complottista. Chi potrà davvero distinguere una “notizia” realmente “fake” da una “news” considerata dal sistema un falso ma che in realtà potrebbe essere un’anticipazione del futuro o una dichiarazione di verità?

Baranello, parlando ad esempio di “cura”,  sottolinea che il sistema “di potere decisionale“, quando interessato a eliminare qualcosa, non impedisce “la libertà di scelta di cura“, ad esempio, ma più oculatamente “impedisce alla cura di esistere!“. In pratica viene in apparenza tutelato il diritto alla libertà di scelta, soltanto che censurando e impedendo la diffusione di una cura, nei fatti, la scelta libera è soltanto tra ciò rimane.

L’articolo del Dott. Baranello, del 2017, è disponibile gratuitamente online in versione integrale al seguente link: https://www.psyreview.org/2017/20171109-baranello.htm

 

a cura di
Redazione SIC NEWS

 

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